
Cosa dobbiamo realmente aspettarci da Libra, la criptovaluta di Facebook
Matteo Mario
Libra è la nuova criptovaluta introdotta da Facebook nelle scorse settimane. La criptovaluta e il suo social network hanno già prodotto un dato irreversibile: la valute digitali sono entrate nella nostra vita quotidiana, nonostante la grande diffidenza che le istituzioni abbiano nei loro confronti.
La nuova valuta digitale annunciata da Mark Zuckerberg dimostra quanto quest’ultime siano diventate parte di un avvenire già scritto, ma sicuramente non certo e poco tortuoso: è molto difficile infatti sentenziare sull’avvenire della blockchain alla base del Bitcoin e delle molte crypto valute, soprattutto in rapporto alle istituzioni internazionali e bancarie.
Ciò che è certo è che, tra qualche anno, alcune delle società che stanno emergendo nell’ecosistema delle cryptovalute saranno dei colossi di riferimento mondiale della tecnologia della blockchain e varranno cifre altissime.
Torniamo però alla criptovaluta di Facebook Libra. Questa dovrebbe semplificare i pagamenti online, agevolando anche chi non ha conto corrente o carta di credito.
Una valuta diventata oggetto di numerosi dibattiti, e non solo riguardo a quelli che potrebbero essere i suoi usi finanziari. Qualche giorno fa Technology Review, la rivista pubblicata dal Mit di Boston, spulciando tra le righe dei documenti dell’Associazione Libra, l’organizzazione no-profit che Facebook ha creato per gestire lo sviluppo del progetto, ha scoperto che Libra potrebbe essere usata anche per rivoluzionare il concetto di identità digitale.
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“Un ulteriore obiettivo dell’associazione è sviluppare e promuovere uno standard aperto di identità. Riteniamo che l’identità digitale decentralizzata e portatile sia un prerequisito per l’inclusione finanziaria e la concorrenza”.
Questo è ciò che si legge da un riferimento trovato nelle ultime righe di un documento inteso a spiegare il ruolo dell’associazione.
Dunque, uno dei possibili utilizzi futuri di Libra sarebbe quello di poter conservare in proprio la nostra identità digitale, e permetterci di accedere così a tutti i servizi (anche finanziari) che ne richiedono la conferma.
Facebook, del resto, ha già esperienza con le identità digitali grazie al suo Facebook Connect, modalità che permette agli utenti di accedere a siti di terze parti utilizzando credenziali garantite dal social network.
A differenza di Facebook Connect, però, il sistema di riconoscimento dell’identità di Libra dovrebbe essere decentralizzato, visto che si appoggia alla blockchain, lo speciale database condiviso tra vari nodi di una rete e perciò non di proprietà di una sola entità.
Se così fosse, nessuno potrebbe decidere di revocare la nostra identità digitale, e se anche uno dei server dove è custodita subisse un attacco il meccanismo stesso della blockchain la tutelerebbe.
C’è la possibilità, inoltre, che l’identità digitale funzioni solo all’interno della rete Libra, a cui si accederebbe solo grazie ad un permesso. Diversamente da sistemi come bitcoin e simili (per i quali chiunque abbia l’hardware giusto e una connessione Internet può partecipare a convalidare le transazioni) Libra richiede che i suoi validatori siano identificati e approvati (modalità chiamata in gergo blockchain permissioned).
Ma cosa potrebbe portare nel concreto questa funzione relativa all’identità digitale? Sicuramente, uno dei primi passi sarebbe quello di consentire a un miliardo di persone nei paesi in via di sviluppo di accedere a servizi finanziari che ad oggi gli sono preclusi, a cominciare da conti bancari e prestiti.
Un’altra sfida tecnica riguarda la privacy. Come saranno tenuti separati i dati di identificazione personale dalle transazioni finanziarie? Una domanda importante, visti i precedenti riguardanti la privacy di Facebook e gli scandali di Cambridge Analytica.
Tutte le caratteristiche di Libra: altri aspetti della criptovaluta
Libra sarà completamente garantita da una riserva di valute e di titoli e quindi avrà un cambio tendenzialmente stabile. Facebook e soci, come abbiamo detto, si avvierebbero a diventare una sorta di banca centrale, con i comuni cittadini potranno accedere al suo sistema.
Ovviamente, le istituzioni attuali si sono scontrate con questo sistema a causa di tutte le perplessità rilevate da questo nuovo “metodo di pagamento”. Da Donald Trump al governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney fino alla Banca Centrale Europea, c’è stata una mobilitazione di dichiarazioni che non hanno reso facili a Libra i suoi primi anni di vita.
Anche Mario Draghi, presidente della BCE, ha respinto una proposta di riforma per l’introduzione della moneta digitale per tutti. Rispondendo a una richiesta del parlamentare europeo Jonás Fernández (del gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici, S&D) ha detto che , attualmente, la Bce e l’Eurosistema non hanno in programma di emettere una moneta digitale, causa diversi rischi che la Banca Centrale potrebbe correre immettendo nel suo circuito una moneta digitale.
Ma le Central Bank Digital Currencies (CBDCs) rappresentano una sfida che diventerà sempre più importante nel futuro e che la stessa Banca dei Regolamenti Internazionale suggerisce di affrontare per la concorrenza delle monete private virtuali come Libra e per l’avvento di nuove tecnologie come la blockchain.
Ma vediamo ciò che sta succedendo in Svizzera: secondo quanto riportato da Reuters, infatti, il regolatore svizzero per la protezione dei dati sta aspettando che Facebook fornisca delle particolari informazioni sui rischi associati alla sua imminente valuta digitale.
L’Incaricato federale della protezione dei dati e della trasparenza (IFPDT) ossia l’autorità svizzera che si occupa della protezione della sfera privata nell’ambito del trattamento di dati personali, infatti, ha inviato una lettera alla Libra Association il 17 luglio, richiedendo alcuni dettagli sul progetto.
La notizia è arrivata dopo una dichiarazione rilasciata dal responsabile della comunicazione dell’IFPDT Hugo Wyler, secondo cui Facebook non avrebbe informato i regolatori svizzeri della registrazione del suo progetto. L’IFPDT, infatti, si aspetta che Facebook o i suoi promotori forniscano delle informazioni concrete al momento opportuno, aggiungendo che l’agenzia sta seguendo attentamente lo sviluppo di Libra nel dibattito pubblico.
Nel frattempo, Facebook e Instagram sono stati invasi da false pubblicità su Libra: proprio mentre Facebook sta lottando per raccogliere consensi sulla sua criptovaluta, infatti, il popolare social network è stato invaso da falsi account che si fingono canali ufficiali di essa.
Alcuni di questi account sono stati rimossi il 22 luglio, solo dopo la segnalazione del Washington Post. Alcune di queste pagine invitavano gli utenti a partecipare ad una prevendita di monete Libra con uno sconto, con diverse che includevano il logo di Facebook, le foto del CEO o il materiale di marketing ufficiale della criptovaluta.
Elementi che influenzano negativamente il trust nella criptovaluta, visto dagli esperti come principale ostacolo che Facebook avrà nel suo percorso di valutazione e introduzione di Libra.
In una delle ultime sedute parlamentari, l’esponente del Partito Conservatore Damian Collins, ha sostenuto che Libra potrebbe essere esposta ad enormi frodi, in quanto verrebbe creata e controllata da Facebook e sarebbe dunque inaccessibile a chiunque si trovi al di fuori del “giardino recintato di Facebook“.