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Come migliorare le proprie performance durante una campagna Google Ads?

Qual è il modo migliore per far funzionare la propria campagna Google Ads? Ci sono delle regole precise, delle linee guida che possano spiegarci nel dettaglio cosa significa massimizzare le performance relative?

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Sicuramente non c’è una legge universale che possa garantire automaticamente un successo al 100%, anche perché ogni campagna dipende dal target di destinazione e dal prodotto o servizio che si sta raccontando. Tuttavia, Google ha messo a disposizione una serie di best practices per la propria campagna Google Ads.

Stiamo parlando di accortezze che servono, prima di tutto, a porre le basi per una campagna Google di successo che possa attirare visitatori o meglio convertirli.

I dati attuali ci suggeriscono che seguire determinate linee guida è fondamentale per rendere particolarmente efficiente la propria strategia digitale e, appunto in questo caso, la propria campagna Google Ads.

Il 78% dei consumatori, infatti, ha spiegato come gli annunci dei brand debbano essere utili nelle proprie vite quotidiane e offrire spunti concreti alla loro esperienza reale, attraverso appunto testi e contenuti che trasmettano un valore importante da diffondere anche al di fuori del brand di riferimento.

Una disponibilità, quella degli utenti, che si manifesta quindi solo quando il brand racconta una storia utile e valoriale, e non solo se stesso. Perché l’essere autoreferenziali, alla lunga, non offre risultati che possano renderci soddisfatti della nostra strategia (e di conseguenza del nostro investimento).

Ecco, perciò, quattro punti fondamentali da tenere in considerazione se si vuole partire nel migliore dei modi con la propria campagna Google.

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L’importanza della Call-to-action

La Call-to-action, lo sappiamo bene, è una sorta di biglietto da visita che richiama all’attenzione e, come dice la stessa definizione, all’azione. 

Info utili: la Call to Action è un invito testuale a compiere una specifica azione, per esempio il link del proprio sito web, l’Acquista ora o Scopri di più. Come dice il nome stesso, è un messaggio veicolato e diffuso attraverso contenuti web come newsletter, post sui social o panel pubblicitari per “chiamare all’azione”.

Per la propria campagna Google, il colosso di Menlo Park consiglia un approccio costante alla CtA e soprattutto ad una CtA efficace, compito non semplice considerato che gli utenti sono assolutamente pronti a leggere decine di Call-to-action al giorno.

Senza una CtA forte, infatti, si rischia di non attirare abbastanza l’attenzione ma soprattutto di non far capire prontamente cosa offriamo e cosa offrono i nostri prodotti o servizi. Un elemento che dev’essere specificato subito e con chiarezza, per trasmettere all’utente un senso di trasparenza e curiosità.

Gli altri elementi fondamentali, devono racchiudere il nome del brand e un testo che possa convertire gli utenti in base ai propri obiettivi, appunto, di conversione. Sperimentare attraverso la personalizzazione del proprio annuncio aiuta a non confondersi tra gli altri e, soprattutto, a rendere unico e originale il proprio annuncio che dovrà essere adatto e coinvolgente per chi ci segue.

Racconta con autenticità le tue risorse

Nel grande ecosistema dello storytelling, l’autenticità di quello che si racconta è un aspetto fondamentale. Ecco perché sarà necessario, per esempio, includere una varietà importante di titoli e descrizioni che differiscano significativamente gli uni dagli altri ma che abbiano un senso quando vengono combinati insieme. Tanti episodi di una storia da raccontare, che possa creare un’interazione e un interesse costante nel tempo.

Per quanto riguarda le immagini, sarà importante caricare una varietà di immagini e foto che portino con se differenze visive chiare e che supportino la propria Call-to-action. Se è meglio la qualità che la quantità, in questo senso sarà bene fare una selezione precisa per creare una linea di contenuti congrua e adatta al messaggio. Stiamo parlando, comunque, di indicazioni per campagne Display o Video YouTube: in questo contesto, infatti, l’utente dovrà essere accompagnato all’interno di una struttura di annunci che non trattino solo determinati temi ma offrano più contenuto di valore, informazioni in più rispetto ai competitor, vere e proprie esperienze che guidino il consumatore ad agire.

Capitolo video: nel caso dei contenuti di questo tipo bisogna creare varianti che si possano, anche qui, abbinare tra loro e con diverse CtA o titoli, ma anche estensioni e sitelink per rendere il video ancora più efficace. Sarà fondamentale anche “metterci la faccia” o portare sullo schermo quel lato di affidabilità e credibilità umana che solo con le immagini della propria vita reale e di quella degli altri è possibile trasmettere.

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Sii mobile responsive

Con più persone che visualizzano i contenuti sui dispositivi mobile, è inevitabile che la necessità dei marketer sia quella di adattarli al mobile responsive, affinché si possa creare una complicità utente-storyteller fin dal primo momento, dal primo secondo di visualizzazione.

L’importanza di un sito o una campagna mobile first è sicuramente sotto gli occhi di tutti gli operatori che si affacciano quotidianamente alle strategie web. L’approccio mobile first prevede infatti un web design pensato prima di tutto per i dispositivi mobile e, solo in secondo luogo, per le navigazioni da desktop. L’obiettivo, seguendo appunto i trend attivi ormai da due anni, è quello di privilegiare e facilitare la fruizione su telefoni e tablet e rendere la propria offerta di servizi accessibile praticamente in qualsiasi momento della giornata.

Nel caso specifico dei video, grafica e testo sovrapposti dovrebbero essere grandi e ben posizionati sul panel, mentre la luminosità dovrà essere applicata insieme al giusto contrasto per essere sicuri che l’annuncio sia facilmente visibile sul piccolo schermo.

Testa la tua audience

Testare la propria audience durante una campagna Google è importante quanto creare contenuti di qualità. In questo senso, sarà fondamentale monitorare quanto i nostri contenuti siano performanti sulla base del nostro target di riferimento, tutto ciò attraverso test A-B e prove estemporanee per trovare soluzioni nuove o comprendere perché la propria campagna Google non stia andando come ci si aspettava.

Bisognerà stilare un piano di campagne della durata di almeno tre settimane, con l’obiettivo di raccogliere conoscenze sulle proprie risorse e il proprio pubblico, informazioni utili e dati specifici che possano indirizzare o re-indirizzare la nostra campagna verso una direzione ben precisa. Un modo per ottimizzare i risultati e sostituire elementi che non stanno portando a reazioni positive.

Quando si sostituiscono delle risorse, sarà importante a quel punto attendere il periodo di tre settimane per far sì che il sistema automatizzi il tutto.

In linea generale, questi consigli devono essere affiancati ad altre linee guida per rendere ancora più soddisfacenti le proprie campagne Google. Per esempio, se siamo dei rivenditori online dovremo aggiungere i nostri prodotti a Google Merchant Center e connettere il nostro account alla campagna per mostrare i prodotti più rilevanti nei nostri annunci.

Per quanto riguarda il contenuto testuale, dovremo assicurarci che il nome del nostro prodotto sia ben visibile nel titolo e nella descrizione, fornendo allo stesso tempo dati di qualità come titoli descrittivi, informazioni utili e di veloce comprensione, prezzi aggiornati o eventuali offerte speciali. Oltre a questi elementi, inserire una destinazione specifica del prodotto sarà una mossa furba che potrà garantire una maggior possibilità di visita del link.

La crescita delle vendite offline e l’importanza di rendere unica e professionale la propria campagna

Perché la gestione delle vendite offline è importante e come mai questo aspetto è facilmente collegabile alla professionalità dei nostri annunci? Prima di tutto, l’esperienza offline fa comunque parte dell’esperienza quotidiana dell’utente. In questo senso, dovremo creare messaggi che possano adattarsi a una mentalità basata sulla localizzazione, dettagli su come trovare lo store di riferimento o la posizione più vicina in funzione di una possibile visita di persona.

In secondo luogo, si tratta di una best practice che si collega benissimo al fattore della qualità delle campagne. In un ecosistema sempre più competitivo e saturo di contenuti, infatti, l’obiettivo del proprio annuncio dev’essere sicuramente quello di chiamare all’azione, ma al contempo quello di stupire l’utente mostrandogli qualcosa di nuovo, diverso, unico.

Ecco perché la personalità del proprio brand, la sua storia e i suoi obiettivi possono essere veicolati anche grazie ad una presenza offline ma che trova assoluto vantaggio dalla professionalità con cui ci muoviamo tra la grande giungla degli annunci online.

Annunci che, in qualche modo, devono colmare un buco, un’assenza, rendere particolare ciò che l’utente si aspetta sia generale: quante volte abbiamo visto annunci di brand differenti, ma magari che offrono gli stessi tipi di prodotti, risultare ripetitivi, simili, che si confondono quasi tra loro?

Ecco che entra in gioco la qualità professionale del post, che potrà renderci differenti agli occhi di chi ci guarda e, perché no, agli occhi di visita il nostro spazio offline. Un memorandum importante che servirà a diventare un modello positivo e d’ispirazione anche per i competitor.