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Cosa sta succedendo con gli NFT: lo stato dell’arte

L’argomento NFT è più vivo che mai. Anche se nelle ultime settimane i media ne hanno parlato meno, se non riportando alcune recenti posizioni riguardo al possibile “scoppio di una bolla”, il suo futuro può sicuramente destare ancora molto interesse e offrire spunti importanti in diversi aspetti della digital economy.

In questi mesi di sereno silenzio, il mondo NFT è andato avanti per la sua strada e ha continuato a mettere a disposizione numerose opportunità per creator e altre figure del digitale desiderose di approcciarsi a quel mondo.

Sport, musica, arte: gli NFT ormai si sono diffusi in numerosi settori del business, della cultura e dell’entertainment, riuscendo a scavalcare in poco tempo quell’onda di diffidenza che – presumibilmente – ha portato alcune persone ad allontanarsi cercando nuovi sbocchi, in attesa che il settore ricevesse la scossa giusta per consacrarsi definitivamente.

Innanzitutto, c’è da dire che dopo le ultime e scioccanti rivelazioni sul clima da parte dell’ONU, una domanda importante da farsi dovrebbe essere: gli NFT sono importanti per la tutela dell’ambiente, l’economia circolare e la digital sustainability? Certamente, da questo punto di vista, offrono diversi spunti e occasioni di cui discutere.

Per esempio, se usciamo un secondo dall’aspetto prettamente business, la sostenibilità è una linea che il mondo NFT conosce molto bene, considerando soprattutto la natura del fenomeno – che deve tutto alla tecnologia blockchain – e alle infinite possibilità che creator e brand possono sfruttare attraverso non tanto il processo, ma la filosofia che sta alla base.

Tornando all’aspetto ambientale, di recente l’ONU ha scelto il marketplace NFT per sensibilizzare il pubblico sulle tematiche legate al cambiamento climatico. Questo progetto è nato grazie anche alla collaborazione con Unique Network, la piattaforma blockchain che ospiterà l’iniziativa.

Digital Art for Climate Action Empowerment, o DigitalArt4Climate, questo è il nome del nuovo piano che coinvolge il lavoro di giovani artisti nel creare nuovi NFT ART per sensibilizzare e coinvolgere nella ricerca di soluzioni sostenibili per l’ambiente.

“Le Nazioni Unite hanno riconosciuto la tecnologia NFT come un nuovo mezzo unico per l’espressione creativa che può aiutare ad amplificare i messaggi sull’azione climatica. L’ONU vuole portare questa forma d’arte innovativa alla prossima generazione di creatori che possono beneficiare di una tecnologia che può aiutarli ad amplificare e monetizzare il loro lavoro”.

ONU, 4 agosto 2021

We’re so proud to have been selected as the exclusive #blockchain Partner for @UNHabitat‘s #NFT Climate Initiative w/ @GLOCHAyouth, @safoundation17, @ew_corpse, @palette_69 to empower young artists, designers, & activists to take climate action in line w/ the @un‘s #SDGs https://t.co/oHAubpIG0c

— Unique Network (@Unique_NFTchain) August 3, 2021

Questa partecipazione anche da parte dell’istituzioni internazionali, in questo caso l’ONU, corre parallela ad un grande entusiasmo anche negli altri settori che abbiamo appunto anticipato all’inizio dell’articolo.

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Episodio sicuramente da segnalare è quello relativo all’ultimo progetto di Banksy. L’artista inglese ha infatti organizzato un’ asta che si è tenuta lo scorso 22 luglio, in cui è stata messa in vendita la versione NFT della sua opera Spike. L’originale, che è stata creata in Palestina dal celebre street artist, è di proprietà del tenore Vittorio Grigolo, co-fondatore di Valuart, che è proprio la piattaforma che ha avviato l’asta per la versione Non-fungible token.

Il caso di Banksy non è il primo e non sarà, ovviamente, nemmeno l’ultimo in termini di successo e coinvolgimento per il mondo NFT. Ma è in altri settori che il fenomeno ha raggiunto livelli alti di hype, e stiamo parlando della musica.

Diversi artisti, infatti, negli ultimi mesi si sono cimentati nella creazione di singoli e prodotti del loro self-branding attraverso trasformazioni in Non-fungible token. Un mercato che li sta portando ad avere risposte importanti, soprattutto per quanto riguarda il mondo del pop internazionale, dell’hip hop e della trap.

“Questa è una nuova tecnologia, una nuova impalcatura con cui gli artisti possono lavorare e paragono gli NFT a qualcosa di più simile a una relazione tipo artista-collezionista. Si tratta più di costruire una comunità e costruire una relazione online con le persone con cui condividi la tua storia attraverso l’arte. Questo è molto più solido di quello che siamo stati in grado di fare con le piattaforme di social media, ed è ciò di cui sono entusiasta”

Dave Krugman, fotografo

In questo contesto rientra sicuramente Katy Perry, che ha avviato una collaborazione con Theta Lab, ovvero un’azienda che sta sviluppando Theta Network e Theta.tv, rispettivamente una piattaforma di distribuzione video basata su blockchain e un sito dedicato al live streaming decentralizzato. I primi NFT di Katy Perry si rifaranno alla sua residenza “Play”, presso l’hotel Resorts World di Las Vegas, e saranno disponibili a partire dal prossimo dicembre 2021.

Il marketplace NFT di Theta Network, Theta Drop, è basato su una blockchain nativa diversa da altre piattaforme. La blockchain di Theta Drop è sviluppata appositamente per i media e l’intrattenimento. Il costo del conio e delle commissioni dei NFT sono bassi, mentre i tempi di transazione sono decisamente più veloci rispetto a Ethereum. 

E non è la sola, Katy Perry, ad aver confidato nel potenziale degli NFT: nel corso del 2021 si sono aggiunti al fiorente mercato anche Snoop Dogg, Dr.Dre, Achille Lauro, Mahmood, Morgan, i Kings of Leon e davvero tanti altri nomi della scena nazionale e internazionale.

Non c’è da meravigliarsi, però, che il mondo dell’entertainment abbia puntato così forte sugli NFT: si stima infatti che il giro d’affari continui a crescere a ritmi vertiginosi, dando vita a un trend che nella sola prima metà dell’anno ha generato un volume di vendite pari a 2,5 miliardi di dollari.

Come rivelano i dati di nonfungible.com, nei trenta “focosi” giorni di luglio i ricavi del comparto dei Non Fungible Token sono stati pari a 363,8 milioni di dollari, ottenuti dalla vendita di 157.000 esemplari, in metto miglioramento rispetto ai 60 milioni di dollari (111.030 pezzi venduti) di giugno.

Ecco che, quindi, anche i brand hanno potuto giovare di questo ricco piatto e hanno compreso quanto i Non-fungible tokens possano essere utilizzati per finanziare inziative del marchio, creare esperienze di fruzione del prodotto completamente diverse da prima ma soprattutto rendere un evento una vera e propria esperienza esclusiva. 

Cusiosità: le potenzialità degli NFT possono essere lette anche sul sito cryptoart.io in cui è possibile monitorare l’ammontare delle opere d’arte vendute negli ultimi mesi. Molti collettivi creativi si stanno affacciando al mercato delle opera d’arte digitali. Grazie al processo di conio è possibile realizzare delle serie di opere in edizione limitata e generare un numero di NFT corrispondente.

Ma qual è l’aspetto che porta brand, artisti e creator a investire così tanto tempo e risorse negli NFT (oltre ovviamente alle possibilità di mercato che sono sotto gli occhi di tutti)? Unicità ed esclusività, ovvero sentimenti che riescono a toccare anche altri aspetti della comunicazione e della pubblicità, del brand awareness, del coinvolgimento con il pubblico, dell’essere differenti agli occhi dei competitor.

Una caratteristica che si può trovare anche nei nuovi piani editoriali di molti influencer, che ci fanno capire quanto anche il mondo dell’influencer marketing voglia giovare di questo nuovo mondo: Attraverso la piattaforma TryRoll.com, per esempio, che è un’infrastruttura di blockchain per il denaro, gli influencer possono utilizzare i Non-fungible tokens per monetizzare.

Sul sito della piattaforma si può trovare questa descrizione, abbastanza importante per comprendere le grandi possibilità che un marketer può trarre da essa: “Roll conia i token digitali a marchio unici per la tua presenza online, permettendoti di possedere, controllare e coordinare il valore che crei su tutte le piattaforme. Chiamiamo questi token di marca moneta sociale e utilizziamo la blockchain di Ethereum per coniare ogni token secondo lo standard ERC20. L’utilizzo della blockchain di Ethereum ci consente di sviluppare denaro sociale in un modo controllato da te e dalla tua comunità, non da noi come rete.

In questo modo, gli influencer possono quindi organizzare delle campagne in cui i follower del creator accedono tramite la piattaforma a chat e gruppi privati dove assistere a lanci di prodotti e contenuti esclusivi. Usando i token come call to action, le agenzie pubblicitarie possono monitorare l’andamento della campagna e il creator monetizzare incentivando la partecipazione della community.

C’è un piccolo problema, però, in questa grande novità: gli NFT potrebbero avere degli effetti molto negativi sul clima e l’ambiente. Le opere digitali che in queste settimane stanno raccogliendo l’attenzione di milioni di persone e migliaia di artisti infatti, hanno un lato oscuro nonostante la scelta dell’ONU di usufruirne per sensibilizzare le persone sulla questione climatica: così come i Bitcoin e le altre criptovalute, infatti, il processo di creazione consuma molte risorse. E un singolo NFT equivale a un viaggio in macchina di 800 chilometri.

Questo perché, nonostante l’apparenza forse spinta dall’intangibilità di questi elementi, tutto ciò che vive sulla rete Blockchain sfrutta in realtà elementi che esistono nel nostro mondo e che consumano risorse.

Gli NFT rischiano di aggravare ulteriormente questa situazione, a meno che non si trovino alternative all’attuale processo di creazione. Allo stato attuale, gli NFT utilizzano gli Ethereum (la seconda criptovaluta come valore dopo i Bitcoin) per realizzare i token unici che li caratterizzano, sfruttando un processo estremamente inquinante vista la potenza di calcolo richiesta ai computer della rete.

Una possibile soluzione, come spiegano gli esperti, sarebbe quella di utilizzare un metodo di creazione differente, ma sempre basato sulla Blockchain. Chiamato Proof of Stake, questo processo eliminerebbe una componente fondamentale dell’attuale (definito “Proof of Work”), cioè la competizione tra i “miner” per aggiungere elementi alla Blockchain.

In questo modo si ridurrebbe drasticamente la potenza di calcolo richiesta e, di conseguenza, anche le emissioni dannose. Il passaggio non è però semplice: per introdurre questo nuovo processo potrebbero volerci ancora dai sei ai dodici mesi.

In conclusione, l’argomento NFT è più complesso di quanto si creda. Non esiste una concezione universale del fenomeno, almeno per ora, soprattutto perché il mercato si è appena aperto e sarà necessario tenerlo monitorato per conoscerne meglio gli sviluppi. Oggi abbiamo molti pro e alcuni contro (l’aspetto ambientale, appunto) ma non abbiamo ancora gli strumenti adatti per affermare con certezza che gli NFT saranno il nostro porto sicuro per il futuro. O, almeno, saranno una bella soluzione al riconoscimento della creatività e dell’autenticità di un prodotto digitale. Quello è assolutamente chiaro agli occhi di tutti: il problema sarà dimostrare che tutto questo non rappresenta una bolla. Lo sarà o no?