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L’Europa incontra la bioinnovazione per guidarci verso un futuro (davvero) sostenibile

Bioinnovazione e digitale sostenibile: l’Europa sta correndo verso questa nuova frontiera e cerca soluzioni per trovare il giusto equilibrio. Ecco perché, proprio di recente, l’UE ha confermato che è pronta a investire una cifra vicina ai 10 miliardi di euro insieme ad altri partner per percorrere questa strada.

Un tema, quello della bioinnovazione ma soprattutto della transizione digitale, che sta molto a cuore delle istituzioni europee e che è pronto a diventare (se non lo è già) protagonista dei tavoli di discussione.

Ma quali sono gli obiettivi? Sicuramente, tra gli altri, c’è quello più importante e ambizioso soprattutto per il futuro: il miglioramento della preparazione e la risposta comunitaria alle malattie infettive, e quindi un approccio più digitale e appunto sostenibile al settore sanitario, sostenere l’uso di materie prime biologiche rinnovabili per la produzione di energia, acquisire posizioni di leadership a livello europeo per le tecnologie di infrastrutture digitali e favorire la transizione ad una mobilità a più basse emissioni di Co2.

All’interno di questi discorsi, si inserisce di diritto anche quello della bioeconomia circolare, altro punto fondamentale per la questione della transizione verde legata al digitale.

L’obiettivo della bioeconomia sostenibile è la creazione di una catena del valore europeo in grado di produrre, distribuire e stoccare l’idrogeno, anche in aiuto di quei settori difficili da decarbonizzare.

Per favorire la trasformazione digitale, invece, sono state promosse da parte dell’Europa alcune iniziative per avallare l’approdo di processori di nuova generazione, con l’obiettivo di rafforzare la competitività e la sovranità tecnologica del Continente.

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Transizione digitale e bioinnovazione: i nostri auspici per il prossimo futuro

Europa

Il maggiore auspicio è che si possa avere un’evoluzione di questo tipo anche in Italia, nonostante il tema sia ancora nelle priorità solo per quanto riguarda le intenzioni e non le azioni concrete. Ci sono altre situazioni da risolvere prima, certo, ma questo non toglie che la bioinnovazione debba essere un passo fondamentale per raggiungere quegli standard europei che altri paesi hanno raggiunto – e stanno già raggiungendo – prima di noi.

In questo senso, l’Italia dovrebbe prendere esempio da altre realtà europee e riuscire a conciliare il digital con i settori cardine della società, come appunto quello della sanità, ma anche tutto il comparto relativo al clima.

Rispetto al 5G, per esempio, l’obiettivo è completarne l’attuazione entro il secondo semestre del 2021. Una mission importante, quella dell’UE, spiegata bene da Mariya Gabriel, commissaria per l’innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani: “La sfida della pandemia da coronavirus ha reso più urgenti i nostri sforzi di lunga data per utilizzare meglio la ricerca e l’innovazione al fine di affrontare le emergenze sanitarie, i cambiamenti climatici e la trasformazione digitale. I partenariati europei sono la nostra opportunità di cooperare per rispondere alle profonde trasformazioni economiche e sociali e plasmarle a vantaggio di tutti i cittadini dell’UE.”

Il sostegno verso una transizione verde e digitale dei paesi UE dovrà però coniugarsi anche con una strategia commerciale rispetto ai rapporti con il resto del mondo. Ecco che, perciò, entra un gioco un discorso di “Autonomia strategica aperta” che secondo la Commissione Europea dovrebbe indicare un nuovo percorso di apertura a collaborazioni globali, ma che consentano di operare in autonomia tra gli stati membri dell’Europa.

Secondo Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione Europea e commissario per il commercio, “La nuova strategia per la politica commerciale che deve essere aperta, regolamentata e deve sostenere pienamente le trasformazioni verde e digitale della nostra economia e guidare gli sforzi globali di riforma dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto)”.

Una riforma del Wto richiesta quindi dalla Commissione che si baserebbe sulla sostenibilità e la trasparenza; sostegno alla transizione verde e promozione di catene del valore responsabili e sostenibili; rafforzamento dei partenariati internazionali con i paesi vicini e con l’Africa, applicazione degli accordi commerciali e garanzia di parità di condizioni per le imprese comunitarie.

E non è un caso che la politica europea, e soprattutto il nostro Presidente del Consiglio Mario Draghi, stia cercando di rafforzare ancora di più la collaborazione con la nuova amministrazione Usa di Joe Biden, con l’obiettivo di evitare di minare lo sviluppo sostenibile che, con l’impegno su condizioni di parità e accesso al mercato, dovrebbe coinvolgere anche le relazioni commerciali e di investimento con la Cina. La speranza, più che l’auspicio, è quindi che tutto questo diventi non più un oggetto di discussione ma una soluzione concreta da trovare tutti insieme.

La bioinnovazione in Europa: e il fattore climatico?

Non solo digitale sostenibile. Anche il tema clima è da prendere in considerazione quando si parla di transizione verde e bioinnovazione: in Italia nel 2020 si è registrato un taglio del 9,8% di gas serra rispetto al 2019. Questa la stima dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) che ha parlato anche di un’ampia riduzione dovuta per larga parte alle misure restrittive legate all’emergenza sanitaria.

Curiosità: L’Ispra ha parlato anche del fenomeno del “Decoupling”. Il “Decoupling” si verifica quando in un dato periodo il tasso di crescita della pressione ambientale” come le emissioni di gas serra è “inferiore a quello dell’attività economica”. La riduzione dei gas serra è legata alla diminuzione della produzione di energia elettrica, alla minore domanda, alla riduzione del traffico e al risparmio per il riscaldamento collegato alla chiusura di edifici ed attività commerciali.

Perché l’Ispra parla di questo? Perché, appunto, con le misure restrittive si è registrato uno squilibrio tra questi fattori che ha portato al fenomeno del Decoupling. Un episodio che evidenzia come le nostre abitudini vivano parallele con le normative vigenti, ma senza una coscienza comune, un comportamento collettivo costante e una visione a lungo termine ogni decisione appare sostanzialmente inutile.