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Facebook e Twitter si aggiornano dettando le nuove regole di “convivenza” social

La questione della disinformazione e delle fake news ha inevitabilmente raggiunto anche i vertici di Facebook, che in questi ultimi mesi sono corsi ai ripari tentando di apportare delle modifiche per la gestione delle notizie e dei contenuti informativi, oltre che soprattutto del comportamento degli utenti.

Allo stesso tempo, gli utenti hanno risposto a questa offensiva. La moderazione dei contenuti messa in atto dai principali social ha spinto infatti molte persone a migrare su strumenti meno soggetti a censura. Parliamo di un “trasferimento” dai gruppi privati Facebook alle chat su Signal e Telegram: veri e propri luoghi virtuali in cui dilaga la disinformazione, ma la colpa non é da attribuire a Facebook che appunto sta cercando di porre un freno a questi comportamenti.

Come é noto da tempo, i gruppi privati di Facebook hanno rappresentato un terreno fertile per le teorie cospirazioniste e le fake news che da oltreoceano arrivavano nel nostro Paese. 

Ma come funziona questo meccanismo? Il successo dei gruppi privati nel processo di crescita e diffusione di gruppi estremisti è dovuto allo stesso algoritmo utilizzato per “suggerire” agli utenti contenuti, gruppi e pagine che potrebbero rispecchiare i loro interessi.

I gruppi in questione, si sa, sono chiusi e portano con sé l’identità precisa di rendere “elitario” l’accesso ai propri contenuti. La maggior parte dei gruppi, infatti, sono privati e accessibili solo tramite invito: un meccanismo che lascia confluire nello stesso posto un numero particolarmente elevato di discussioni accese e informazioni univoche, che vengono letteralmente sputate fuori dagli utenti senza che vi sia una possibilità, per i membri esterni che eventualmente intendono entrare e dire la loro, di confutarle o moderarle: una sorta di mancanza totale di confronto e prospettiva democratica che, forse, sta intaccando i principi sani per cui erano nati i social media.

Sulla base di questo contesto, capiamo quali potrebbero essere gli scenari inevitabili dopo questo scontro tra utenti e vertici di Facebook in merito al delicato tema.

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Facebook e Twitter si aggiornano contro le violazioni

Facile capire perché la gestione di tali gruppi sia diventata una vera e propria problematica, nei confronti della quale Facebook sta appunto cercando di trovare delle possibili soluzioni e ha già iniziato a muoversi per contrastare questo dilagare di notizie false o non fondate.

Anche Twitter ha un problema analogo, soprattutto perché rappresenta uno spazio in cui gli opinion leaders di qualsiasi tema e luogo geografico dicono la loro e attraggono milioni di follower creando community dalle vaste dimensioni.

Alcune soluzioni che hanno anticipato gli esperti di settore (e che Facebook starebbe già provvedendo ad effettuare) sono legate all’engagement e alla pubblicazione dei contenuti. Entrando nel merito, si tratta di queste accortezze.

L’eliminazione degli algoritmi automatizzati che gestiscono le cosiddette “raccomandazioni”. Facebook ha già annunciato che avrebbe bloccato tutte le raccomandazioni automatizzate nei confronti dei gruppi a sfondo politico. Tutti i “suggerito per te”, quindi, ci saranno ma smetteranno di esistere se trattano di temi politici.

Maggior controllo e supervisione dei contenuti pubblicati nei gruppi privati: la “deprivatizzazione” dei gruppi chiusi più piccoli (che non appaiono nelle ricerche e sono accessibili solo su invito) consentirebbe non solo l’accesso semplificato di questi utenti ma anche più revisione e controllo nei confronti dei loro contenuti.

Identificazione e gestione degli utenti abituali che pubblicano contenuti fuorvianti all’interno dei gruppi privati: un’ulteriore azione di natura preventiva che potrebbe bloccare il proliferarsi di fenomeni di odio all’interno dei gruppi privati potrebbe essere rappresentata dal semplice ban e nel blocco totale nel caso questi utenti siano perseveranti nell’insultare e cavalcare odio razziale o notizie false nei confronti di altri utenti.

Assunzione di personale qualificato che informi gli utenti su come identificare ed evitare contenuti di disinformazione e che spieghi bene le modalità di verifica delle fonti.

E come la mettiamo con le app di messaggistica? Il rischio connesso all’utilizzo delle app di messaggistica istantanea potrebbe aumentare nel caso in cui quest’ultime diventino sempre più simili ai social tradizionali, a seguito dell’implementazione di nuove funzionalità: l’inoltro dei contenuti o la pubblicazione costante di contenuti. Queste funzioni potrebbero creare contesti simili a quelli attuali dei social, rendendo le app oggetto di modifica e degne di provvedimenti analoghi.

Le conclusioni possono essere molte e poco chiare, visto il divenire della situazione, ma in ogni caso pare sempre più necessario che le istituzioni pongano particolare attenzione ai fenomeni di disinformazione che dilagano sul web e sulle piattaforme social. Una fonte di rischio che potrebbe diventare incontrollabile (se non lo é già) in termini di conoscenza culturale ma anche memoria storica delle popolazioni, costantemente affacciate sul mare delle notizie condivise su Facebook e Twitter.

E Twitter? Via alla guerra contro i no-vax

Dal canto suo, Twitter inizierà a etichettare tweet fuorvianti sui vaccini Covid-19 e sugli utenti che si ostinano a diffondere informazioni distorte. Il servizio di messaggistica ha introdotto una sorta di “ammonizione” che gradualmente diventerà un vero e proprio divieto permanente dopo il quinto tweet ritenuto non fondato su basi scientifiche.

I vertici di Twitter hanno anche commentato questa forte presa di posizione, esasperati dalle continue segnalazioni e i contenuti condivisi in maniera letteralmente seriale durante l’anno appena trascorso (trend che secondo gli analisti non tende a calare nel 2021).

“Riteniamo che il sistema di ammonizione contribuirà a educare il pubblico sulle nostre politiche e ridurre ulteriormente la diffusione di informazioni potenzialmente dannose e fuorvianti su Twitter”, ha affermato la società in un post sul blog”.

Twitter

Come funzionerà? Gli utenti verranno informati del provvedimento? La risposta è sì. Gli utenti di Twitter riceveranno una notifica quando un tweet verrà etichettato come fuorviante o oggetto di possibile rimozione. Il secondo e il terzo avvertimento comporteranno il blocco dell’account per 12 ore, mentre con una quarta violazione l’account verrà bloccato per sette giorni. Al quinto tweet, la sospensione sarà definitiva.