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Il rapporto sempre più stretto tra digitale, software e automotive

Software, digitale, elettrico: l’automotive si prepara a raggiungere una svolta per l’intero settore?

L’ultimo esempio noto é quello di Volkswagen, che ha scelto di trasformarsi gradualmente in uno dei principali fornitori di mobilità individuale nell’era elettrica e connessa. Per farlo, la casa automobilistica tedesca ha annunciato di recente che migliorerà la propria strategia di piattaforma condivise fra tutti i suoi marchi di appartenenza.

Un vero e proprio progetto di piattaforme standardizzate e connesse l’une con le altre, fondendo meccanica, software e approccio digital.

Una mossa che si protrarrà tanto da diventare una visione a lungo termine legata per lo più ai nuovi approcci al settore, inevitabilmente ispirati dal periodo storico che stiamo vivendo e i trend di consumo degli utenti.

Di cosa stiamo parlando? Di un lavoro che porterà i veicoli Volkswagen ad essere in futuro basati su cinque elementi chiave: hardware, software, batterie e ricarica, ma soprattutto i servizi di mobilità. L’obiettivo? Fare leva sull’economia circolare e accelerare la trasformazione del gruppo.

Per garantire i necessari investimenti in questo progetto, che porterà ovviamente all’uso e alla distribuzione di tecnologie innovative dalle funzioni non scontate, la casa tedesca proseguirà in una strategia parallela lo sviluppo costante del proprio core business e la rielaborazione delle risorse finanziarie.

E riguardo alle altre case, invece? Questo approccio sarà comune nel settore dell’automotive o si può identificare solo con le ambizioni future della Volkswagen?

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Automotive e digitale: un sentiero comune?

“L’elettrificazione e la digitalizzazione stanno cambiando l’automobile più velocemente e in modo più radicale che mai. Le economie di scala saranno fondamentali per entrambe le questioni. L’evoluzione della nostra piattaforma ci metterà in una posizione ancora migliore per sfruttare il potenziale della nostra condivisione di Gruppo. Unendo i punti di forza di tutti i nostri marchi, saremo in grado di uniformare le nostre tecnologie ancora più velocemente e aumentare in misura ulteriore anche il numero di utenti che trarranno vantaggio dalle nostre nuove performance”.

Herbert Diess, ceo del Gruppo Volkswagen

Non possiamo che essere d’accordo con il CEO di Volkswagen, visto che la digital innovation é un’onda che arriverà – più prima che poi – anche nel mondo dell’automotive identificando un trend che é stato inaugurato fin dall’inizio con i nuovi dispositivi digitali sulle auto – tra tutti la connessione WiFi – e le nuove evoluzioni legate appunto all’unione tra elettrico, software e meccanica.

Una visione nuova che va nella direzione comune di assecondare prima di tutto l’aspetto sostenibile dei suoi vantaggi, ma anche le esigenze dei consumatori che sono sempre più propensi a scegliere un prodotto che consumi meno e inquini, di conseguenza, meno.

E non é un caso che, proprio uno dei social media più in trend del momento (anche se ultimamente un po’ in calo) Clubhouse, sia stato utilizzato per discutere di questi argomenti da giganti del settore che si stanno rendendo conto del cambiamento, consapevoli che l’unione tra meccanica e digitale (ma soprattutto tra automotive e sostenibilità) sia diventata ormai un tema da affrontare il prima possibile per anticipare quello che accadrà da cui a breve.

Ecco perché proprio Flavio Manzoni Mitja Borkert, rispettivamente i capi del design di Ferrari e Lamborghini, si sono incontrati sulla nuova piattaforma in occasione dell’Automotive Design Club, uno scambio di idee sullo stile automobilistico al quale hanno partecipato anche altri grandi nomi dell’automotive come Roberto Giolito.

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Il tema principale é stato quello delle connessioni tra il mondo fisico e quello digitale, proprio ciò di cui stiamo concettualmente parlando in questo articolo, anche se la viscerale passione per le automobili di tutti i partecipanti ha poi causato un inevitabile dibattito off-topic che ha preso in esame i modelli che hanno fatto la storia del nostro paese negli ultimi 40 anni.

Un cambio di programma, se così possiamo chiamarlo, che non va però preso come elemento negativo: non c’è ritorno alla tradizione, ma solo partecipazione passionale al tema. Una situazione in divenire che dimostra le grandi potenzialità che stanno dietro al nostro, in questo caso, settore automotive: le figure chiave delle maggiori case italiane, infatti, hanno la possibilità di unire il proprio ardore e respiro storico con la “chiamata dal futuro” che porta sempre verso un’unica direzione: l’incontro con il digitale.

Automotive e digitale: il capitolo ESports

Negli ultimi anni gli eSports hanno preso sempre più piede anche nel mondo delle automobili. Per questo motivo, le principali case automobilistiche hanno iniziato a realizzare dei modelli appositamente pensati per i videogame.

Mitja Borkert di Lamborghini, per esempio, si è occupato della progettazione di alcune auto destinate ai giovani gamers. Ricordiamo che, elemento fondamentale, quando si va a creare un progetto per i videogiochi non é necessario adeguarsi a precise regole per l’aerodinamica o la meccanica: questo favorisce una realizzazione più libera e creativa di vetture virtuali consentendo ai designer di dare sfogo alla propria immaginazione, creando dei modelli capaci di affascinare le nuove generazioni e di anticipare le linee delle elettriche del futuro.

Un tema molto importante legato al rapporto tra automotive e digitale, poi, é anche quello dei saloni: Flavio Manzoni di Ferrari, per esempio, ha specificato che un tempo i giovani accorrevano nelle fiere dedicate alle automobili per vedere i nuovi modelli, mentre oggi li guardano online, apprezzandoli anche grazie alla realtà virtuale.

L’approdo di Google

Riguarda all’aspetto legato alle applicazioni di sistema, una notizia interessante é quella di Google che ha presentato la sua Android Ready SE Alliance, un’app che rappresenta l’alleanza tra il colosso digitale e i produttori di Secure Elements, ovvero chip di alta sicurezza simili quelli utilizzati per le carte di credito, applicati a smartphone e tablet per immagazzinare dati particolarmente sensibili o di pagamento che non possono essere letti o copiati dal sistema operativo o da app senza permessi speciali. Lo stesso, per esempio, succede con molti portafogli virtuali.

Ecco perché il progetto inaugura una vera svolta, facendo diventare i telefoni ancora più indispensabili digitalizzando anche il nostro accesso alle auto.

Tra i partner già entrati nel progetto c’è anche la società italo francese STMicroelectronics, tra i più importanti produttori al mondo di componenti elettronici, in particolare circuti integrati utilizzati in diverse tipologie di apparecchi digitali, a iniziare dai computer, e nel settore automobilistico.

Al centro di tutto c’è la tecnologia di StrongBox, un nuovo modo di gestire le password e le chiavi crittografiche presenti sul proprio dispositivo. Questa operazione viene gestita generalmente con un Keymaster a livello software. Google, nel frattempo, punta a implementare in smartphone, tablet, smart watch, smart tv, assistenti digitali e altri dispositivi intelligenti la gestione via hardware, a prova di manomissione e senza il pericolo che i dati vengano rubati attraverso eventuali tentativi di pishing.