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Un altro sguardo sul mondo del podcasting, che continua a crescere

Podcasting: un’attività che sta crescendo sempre di più, supportata da dati molto promettenti sia per quanto riguarda gli ascoltatori che i creators. Con questo articolo vogliamo aggiornarvi sulla situazione del settore podcasting, dopo l’approfondimento che avevamo già proposto in questo precedente articolo.

Secondo Ipsos (multinazionale di analisi e ricerche di mercato) gli ascoltatori di podcast nel corso di quest’anno sono arrivati al 30% della popolazione fra i 16 e i 60 anni, quattro punti percentuali in più rispetto al 2019. Lo smartphone, invece, è stato registrato come il dispositivo preferito per l’ascolto dei podcast, al 78% dal 76% dello scorso anno, seguito dal computer in leggero calo (45% dal 49%), dai tablet (27% dal 32%) e dalle smart tv (16% dal 20%).

A livello solamente nazionale, invece, è interessante notare la conferma dei trend sugli ascolti. 12,1 milioni di ascoltatori in Italia con un incremento del 16% year-to-year e + 1,8 milioni dal 2018, con una media di 23 minuti di ascolto nelle puntate, tra programmi di intrattenimento e di approfondimento, oltre soprattutto alle news che costituiscono più del 40% dei topic di podcasting.

A dare forza a questi dati positivi, c’è anche Spotify: il colosso dello streaming musicale, infatti, per consolidare la sua posizione nel settore ha acquistato la piattaforma specializzata in web advertising Megaphone per 235 milioni di dollari. Perché è importante questa acquisizione? Perché dimostra l’impegno del colosso di investire nel settore e provare a monetizzare sempre di più.

Megaphone è un’ app specializzata proprio nella produzione di podcast di alto profilo sia in ambito pubblicitario sia in ambito giornalistico. Il gruppo collabora per esempio con testate ed editori molto importanti come il The Wall Street JournalBuzzfeed, Condé Nast e Bloomberg.

Non è un caso, perciò, che la compagnia svedese abbia scelto di appropriarsi di questa fetta di mercato tagliando gli intermediari e puntando sui contenuti di podcasting delle più importanti media company del mondo.

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Podcasting mania: anche i colossi del digital e big tech attratti da questo mondo

Con questa acquisizione, Spotify fa concretamente sapere che gli inserzionisti avranno la possibilità di ampliare il loro pubblico con le funzioni messe a disposizione da Megaphone, grazie al suo servizio chiamato Megaphone Targeted Marketplace.

Oltre a questo importante fattore, le due piattaforme metteranno per la prima volta al servizio degli editori di podcast di terze parti anche la tecnologia detta Streaming Ad Insertion, che era stata lanciata a gennaio 2020 dalla stessa Spotify e permette agli inserzionisti di avere dati chiave sulla fruizione dei podcast.

Ecco che, in questo modo, la piattaforma svedese punta a posizionarsi tra i principali attori mondiali coinvolti nei servizi di monetizzazione del settore podcasting, il quale secondo altre stime, in questo caso di Grand view research , compagnia di analisi trend di mercato) vale complessivamente circa 11 miliardi di dollari e salirà fino a 60,5 miliardi di dollari entro il 2027, con un tasso di crescita del 27,5%.

Questo matrimonio, però, non darà nuova linfa solo al mondo dei podcast ma soprattutto al mercato della pubblicità via podcast, reparto in cui in cui gli inserzionisti potranno finalmente sfruttare una maggiore diffusione dei loro contenuti. Ricordiamo che Spotify ha dichiarato di recente di godere di oltre 320 milioni di utenti attivi ogni mese, con 114 milioni di iscritti con un abbonamento premium. Capite che, quindi, nella crescita generale anche il comparto podcast sia cresciuto enormemente e sia diventato uno dei core business della piattaforma. In tutto, Spotify ospita quasi 2 milioni di contenuti podcast e, come spiegano appunto i dati di Grand View, oltre il 22% dei suoi utenti mensili ha seguito quei contenuti nell’ultimo trimestre.

Voci recenti dicono anche che Spotify starebbe valutando la possibilità di lanciare un abbonamento a pagamento specifico per podcast, rendendo quindi la fruizione di determinate categorie attraverso una dicitura “vip”, un po’ come succede nell’ambito di Twitch. Non ci sono ancora conferme su questa situazione, ma molte ipotesi portano anche alla definizione di un prezzo: si parla infatti di circa 5 dollari al mese.

Ma non è solo Spotify ad essere attratta dal podcasting: nel frattempo, infatti, sia Apple che Sony sarebbero interessate a comprare Wondery, società che ha prodotto diversi contenuti che hanno registrato un grande successo nel pubblico.

L’opportunità riguarderebbe la creazione di articoli che possono essere anche ascoltati appunto nel formato podcast. Qualche mese fa, inoltre, il New York Times ha comprato Audm, un’altra piattaforma che trasforma articoli in contenuti audio. E infine, come se non bastasse, a luglio il Washington Post ha dichiarato di aver intenzione di creare versioni audio dei propri articoli. Le testate che si stanno muovendo nella stessa direzione sono moltissime, ma questo trend forse è ancora di natura “oltre oceano” ed è cavalcato prettamente negli Stati Uniti. Vedremo se anche nel panorama europeo prenderà piede.

Ma torniamo alla probabile scelta di Spotify di creare abbonamenti Premium per i podcast. Altre fonti, questa volta dal magazine americano Variety, raccontano un fatto curioso relativo sempre agli investimenti di Spotify per gli ascoltatori. Il giornalista Andrew Wallenstein ha riferito di avere partecipato a un sondaggio sull’app in cui si chiede all’utente quanto sarebbe disposto per un servizio di podcast su abbonamento.

Come funzionerebbe il piano premium? I vari piani tariffari, come ha continuato a spiegare Wallenstein, andrebbero dai 2,99 a 7,99 dollari al mese: alcuni dovrebbero prevedere la presenza di pubblicità e altri no, mentre alcuni potrebbero addirittura offrire la possibilità di accedere a determinati contenuti in anteprima.

In questo senso l’azienda ha risposto e ha spiegato di prendere con le pinze le parole di Wallenstein, non tanto per la falsità del sondaggio quanto per la sua reale motivazione. Secondo un portavoce, infatti, il sondaggio a cui è stato sottoposto Wallenstein non andrebbe preso in considerazione come un insieme di “piani di prodotto reali”.

Il mondo del podcasting vede però un incremento anche per quanto riguarda i creators. Speaker radiofonici, influencer, giornalisti, psicologi, avvocati, dentisti, scrittori e tante altre figure analoghe si stanno sempre più cimentando nella costruzione di podcast dedicato al loro pubblico.

I numeri, da oltre due anni, vedono una crescita esponenzialeulteriormente rafforzata dal lockdown che ha visto fiorire una moltitudine di nuovi podcaster (+500% secondo la piattaforma Spreaker) negli ultimi mesi. Questi si aggiungono alla community di content creator del mondo dell’audio che da anni pubblicano contenuti free, di valore e li diffondono sulle più grandi piattaforme, come Spotify e Amazon, che li hanno integrati e fatti crescere esponenzialmente in termini di notorietà.