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immagine di un cinema per l'articolo sullo streaming e il rapporto con le sale

Cinema e streaming digitale, cosa ci presenta il futuro?

Il mondo dello streaming sta letteralmente trasformando il mondo della distribuzione cinematografica. Sebbene la presenza ancora massiccia di contenuti visibili al cinema si faccia sentire tuttora (vedi le uscite di Tenet, Dune e No Time To Die, la cerchia dei prodotti di Hollywood destinati ai dispositivi si è allargata sempre di più e ha coinvolto colossi e franchise noti e meno noti della settima arte.

Non è un caso che, soprattutto a casa della pandemia, il nuovo blockbuster Disney Mulan, remake live action del famosissimo cartone, sia stato distribuito a partire dal 4 settembre sulla piattaforma Disney Plus con un costo aggiuntivo di 21,99 euro: una strategia fin da subito importante per il colosso dell’intrattenimento, che però ha suscitato un po’ di diffidenza oltre che critica da parte del pubblico (aspetto che approfondiremo dopo).

Più in generale, l’uscita di Mulan sulla famosa piattaforma rappresenta sicuramente un punto di rottura con il passato, perché significa che le grandi compagnie hanno compreso il potenziale che c’è dietro la scelta di rendere disponibile un film di questo calibro anche sulle piattaforme digitali.

Che questa scelta sia stata dettata dai problemi della pandemia è molto probabile, e tutto ciò dimostra che nonostante il punto di svolta l’impressione è che i film continueranno (almeno per i prossimi anni) ad essere distribuiti anche nelle sale cinematografiche. Il cinema è il luogo ideale per vedere i film, come ha dichiarato in un’intervista a Vanity Fair il regista Claudio Giovannesi, ma è prospettabile un futuro di convivenza pacifica con il mondo del digital streaming.

«Il cinema sono i film. Io ho una visione molto precisa, di questa cosa. Il luogo è importantissimo, certo. Ma la cosa fondamentale è che continuino ad esserci i film. La sala è l’esperienza migliore per vederli. Perché ti restituisce tutto il lavoro che viene fatto, da tutti i reparti. Ma anche chi vede un film sul telefonino è uno spettatore. E va trattato come tale. Bisogna imparare a convivere».

«Una volta erano le VHS, poi i dvd, poi i blu-ray. Ora è lo streaming. Dobbiamo calarci nel presente. Non ha senso sentenziare, non ha senso dire: bene o male. La sala non morirà mai, se continueremo ad amare il cinema: è un’esperienza collettiva, al buio, con degli estranei. E questa ritualità non ce l’hai a casa».

Claudio Giovannesi, Vanity Fair

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Tornando al fenomeno di Mulan, se ne sta parlando anche perché a molti critici non è piaciuto. Recensioni a parte, l’aspetto più interessante e dibattuto è appunto quello che un film così costoso e per certi versi atteso sia uscito direttamente in streaming, senza passare prima dai cinema. Le critiche che sta ricevendo sono, però, riconducibili a certi rapporti della produzione con alcune controverse agenzie cinesi che operano nello Xinjiang, la regione di cui negli ultimi anni si è spesso parlato per le attività di sorveglianza e repressione governativa contro gli uiguri, minoranza cinese turcofona di prevalenza musulmana.

Per vedere Mulan, anche in Italia, non basta però essere abbonati a Disney+. Il film, costato circa 200 milioni di dollari, sarebbe dovuto uscire nei cinema ma, come abbiamo spiegato prima, la scelta di distribuirlo online è stata presa prevalentemente per le questioni sanitarie globali. La società, quindi, ha deciso che per poterlo vedere è necessario una quota aggiuntiva di 21,99 euro; oppure aspettare dicembre quando sarà normalmente disponibile con tutti gli altri contenuti della piattaforma.

Al momento non ci sono dati ufficiali da parte di Disney, ma la società di analisi Sensor Tower ha stimato che nell’ultimo fine settimana dall’uscita di Mulan, i download dell’app Disney+ sono aumentati del 68 per cento rispetto al precedente fine settimana, e che i soldi spesi all’interno dell’app sono aumentati del 193 per cento. Sono dati positivi, ma non senza precedenti: già a luglio, infatti, grazie alla diffusione online del musical Hamilton, Sensor Tower stimò un aumento di download del 79 per cento.

Ma questo non è il primo caso di svolta per quanto riguarda la distribuzione cinematografica. Non dimentichiamoci che, proprio quest’anno, è stato reso disponibile su Netflix il nuovo film di Martin Scorsese The Irishman, primo lungometraggio scorsesiano a uscire sulle piattaforme digitali.

Il vero esempio “pionieristico”, però, è quel bellissimo Roma di Alfonso Cuaròn, pellicola che (come The Irishman) è stata presentata ai Premi Oscar. Mentre il primo non è riuscito a portarsi a casa nessuna statuetta, il secondo si è aggiudicato   gli Oscar per il miglior regista, miglior film straniero e miglior fotografia. Due esempi di come i grandi film stiano già approdando senza troppi problemi sulle piattaforme on-demand: da qui a dire che il futuro del cinema sarà nel piccolo schermo è però troppo azzardato.

Ecco perché è corretto pensare ad uno scenario in cui il cinema sarà parallelo alla fruizione digitale, dando vita ad un ecosistema sempre più vasto dove lo spettatore può sentirsi ugualmente libero di scegliere dove guardare il prodotto. Libero, si, perché nessun dispositivo può togliere la magia della sala, nemmeno la sensazione di “comodità” che regala la possibilità di guardarsi un film sul divano di casa.