
La startup che unisce mobilità e big data e ci fa pensare alle città del futuro
Big data e mobilità, un rapporto possibile? La risposta è sì. Ecco perché esiste una startup, di nome Moovit, che punta a 1 miliardo di utenti e intende aggregare le informazioni per trasformare il traffico in città.
Ad oggi, infatti, Moovit rappresenta il più grande fornitore al mondo di big data sulla mobilità. Sicuramente, anche tutte le informazioni e funzioni apparentemente semplici richiedono una infrastruttura tecnologica adeguata. Ecco perché, per tutte le aziende del settore, rendere intelligenti queste reti attraverso analisi di previsione e andamento del traffico in orari diversi della giornata è molto difficoltoso.
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Quando pensiamo al principale fornitore planetario di mobilità, i nostri top of mind sono quasi sempre compagnie come Google, Apple e Transit. Nessuna di queste, però, è sul primo posto del podio, occupato appunto dall’azienda israeliana Moovit. Il suo ruolo nel mercato di appartenenza si identifica sia dal lato consumer (gli utenti dei mezzi di trasporto pubblici) sia da quello delle aziende del settore pubblico e privato. Oltre a questo, la startup lanciata per la prima volta nel 2012 da Nir Erez, Roy Bick e Yaron Evron ha anche creato un modello economicamente sostenibile con un occhio di riguardo anche ai dati degli utenti.
Una startup per la mobilità, tra business model poco chiaro e potenti investitori
E pensare che, solo due anni fa, la startup non aveva ancora un business model particolarmente chiaro nonostante la presenza di investitori di livello come Sequoia, Intel Capital e Nokia Partners.
Nonostante le incertezze iniziali, le aspettative (e di conseguenza gli obiettivi) sono diventati piuttosto alti proprio per le potenzialità dell’app stessa. Alcune realtà tech, infatti, forniscono soluzioni per le transit agency, mentre altre per gli utenti privati che si spostano. Moovit, invece, offre un servizio completo all’interno di una suite di componenti che lega tra loro elementi differenti dell’accesso smart alla mobilità.
Oggi l’app Moovit raccoglie dati sugli orari dei mezzi pubblici grazie a 7mila provider in tutto il mondo e centinaia di fornitori di servizi di cosiddetta “micro-mobilità”. La rete di base dati dell’app, inoltre, possiede un numero enorme di utenti che utilizzano i servizi in modo anonimo e senza tracciamenti personalizzati attraverso 6 miliardi di data point anonimi al giorno, i quali vengono aggregati nei data-lake dell’azienda con lo scopo di analizzarli e fare previsioni sui movimenti delle persone all’interno dell’agglomerato urbano.
Ecco che, quindi, l’app non è solamente uno strumento per la pianificazione di servizi per la mobilità, ma soprattutto un servizio che grazie al flusso di informazioni raccolte in modo anonimo da tutti quelli che usano la app per pianificare il viaggio e poi per spostarsi, capisce in real time se l’autobus è in orario, quali sono le condizioni del traffico, quali zone e quali linee sono più usate e quali meno.
Utilizzando Azure di Microsoft come piattaforma cloud, Moovit eroga i suoi servizi anche a privati come Lyft negli Stati Uniti, servizio di ride sharing che intende anche integrare la sua mobilità con ulteriori opzioni. In Spagna, invece, con “Wondo”, una sorta di borsello elettronico, è possibile comprare il biglietto per i mezzi pubblici di Barcellona, Madrid e altre città spagnole e portoghesi, direttamente dall’app israeliana. Ma, non solo! E’ possibile anche pagare il servizio di bike e car sharing o lo scooter elettrico. Un vero e proprio percorso di “plan, pay and ride”, come hanno confermato gli stessi piani alti dell’app.
Mobilità e big data: cosa potrebbe cambiare in futuro?
Nel caso di Moovit, il flusso dei dati viene fornito sulla base di precisi accordi. Ma, allo stesso tempo, viene anche valutato dagli operator: oltre agli orari dei dati, infatti, vengono forniti anche dati in tempo reale sugli spostamenti dei bus. Questi dati però, come tutti i dati presenti nelle reti globali e nazionali, vanno compresi fino in fondo: ecco perché alcuni servizi Gps sono stati pensati per soluzioni industriali completamente diverse, e forniscono aggiornamento ogni dieci minuti circa e con una precisione limitata sia nello spazio che nel tempo.
La previsioni sono quelle che, con l’avvento di servizi multi-canale sempre più smart, anche la città diventi un “soggetto” completamente gestito da accessi di questo tipo. Una rete di strumenti collaudati e collegati tra di loro, con la mission di rendere l’agglomerato urbano sempre più efficiente e agile. Se non l’avete ancora letto, qui avevamo raccontato le città del mondo che si sono approcciate nel migliore dei modi alla “vita smart”, rendendo la convivenza civile molto più semplificata, innovativa e semplice anche per le categorie minori.
Agenzie, marketing, mobilità e big data: cosa può nascere dalla loro unione?
Parallelamente, anche le agenzie media, web agency e agenzie di comunicazione più tradizionali possono sfruttare questo momento di slancio dell’approccio smart e pensare per i propri clienti alla programmazione di piani editoriali alternativi e funzionali. Sicuramente, non esistono un piano di contenuti specifico o una strategia maggiormente consigliata e non è corretto entrare nel merito perché tutto ciò rappresenta una linea creativa che rimane a discrezione dei singoli marketer.
Non essendoci una linea precisa, però, si può dedurre quanto sia importante legare l’aspetto del funnel marketing con il percorso di ogni utente nella sua esperienza quotidiana in città, tra spostamenti per lavoro, piacere o altre necessità. Una sorta di percorso personale e digitale che, inevitabilmente, si trasforma in un percorso cittadino e concreto in cui i singoli touch point della sua customer journey possono rappresentare luoghi specifici anche al di fuori dell’ecosistema del mercato digital.
Questo perché, prima di tutto da parte degli sviluppatori, fornire dati precisi e consentire alle aziende di pianificare meglio i servizi di mobilità urbana ha il vantaggio di dare maggiore soddisfazione agli utenti dei servizi pubblici e di tutto il mondo della micro-mobilità. Un modo per togliere le auto dalle strade e incentivare ad una svolta green attraverso un maggiore utilizzo dei mezzi pubblici, prima di tutto, ma anche per far ripensare ad una customer journey differente e sostenibile da parte di brand, consulenti, digital strategist e operatori di marketing.
Una sostenibilità che, perciò, potrebbe dover entrare nell’impronta creativa di tutti gli attori coinvolti, accompagnando un nuovo percorso green per affrontare le nuove sfide del futuro e unendo profittevolmente le strategie di marketing (online e offline) con le strategie di rinnovamento e innovazione.