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Web tax europea e 5G, a che punto siamo arrivati?

Le grandi questioni della web tax e del 5G sono due temi che caratterizzeranno e influenzeranno il settore digitale nei nostro prossimo futuro. Prima di analizzare a che punto è la situazione legata a questi due macro-temi, è giusto fare un recap di cosa effettivamente siano e che vantaggi porteranno (o porterebbero, nel caso della prima) a tutti noi.

Con web tax si indica la proposta di legge che punta, nell’era dell’economia digitale, alla regolamentazione della tassazione per le multinazionali che operano sul web, con l’obiettivo di garantire equità fiscale e concorrenza leale.

Detto in modo più volgare, attualmente i grandi colossi del web in Europa non pagano le tasse. Ecco perché, proprio l’UE, sta cercando di cambiare rotta e far entrare anche queste compagnie nel sistema contributivo continentale.

Il 5G, invece, è l’insieme di tutte le tecnologie e gli standard di quinta generazione successivi a quelli di quarta generazione, che garantiscono prestazioni e velocità superiori a quelli della tecnologia 4G che l’ha appunto preceduta.

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Ma qual è, quindi, lo stato dell’arte di queste due situazioni in Europa?

Web tax e 5G: la situazione attuale in Europa e i possibili scenari

Nel 2019 sono 7 i paesi europei che si sono dotati di una web tax. Ad affermarlo è stata la Commissione Europea nello studio Tax policies in the European Union (Politiche fiscali nell’Unione europea) che ogni anno monitora le novità introdotte dal fisco nei paesi europei ed esamina i risultati dei sistemi fiscali degli Stati membri per quanto riguarda la lotta all’abuso fiscale, lo sviluppo di investimenti sostenibili, il sostegno all’occupazione e la lotta alle disuguaglianze sociali ed economiche.

L’Italia, nel corso della Legge di Bilancio del 2020, ha introdotto una web tax sul modello di quella francese. A livello generale europeo, in ogni caso, si punta a creare un ecosistema basato su tre principi: tecnologie per le persone, economia digitale equa e sostenibile e società digitale sostenibile. Secondo l’UE, infatti, esiste una grande difficoltà difficoltà a far rispettare le regole in uno spazio digitale troppo opaco.

Nel suo piano d’azione, la Commissione si concentra sul ruolo della tassazione per promuovere l’economia digitale e, dunque, la necessità di disegnare un quadro maggiormente adeguato. Sempre secondo la Commissione, infatti, alcune aziende tech avrebbero un approccio winner-takes-it-all, ovvero riceverebbero la maggior parte dei ricavi sul valore creato nella data economy. Entrate che, appunto, non sono tassate e distorcono la concorrenza minando la base imponibile.

In questo contesto generale, la Ue ha annunciato quindi che verrà presentata una proposta di tassazione digitale programmatica, nonostante esista la possibilità concreta che la palla passi all’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico).

Per quanto riguarda la rete 5G, invece, la stessa Commissione aveva di recente presentato la strategia “5G for Europe”: un piano d’azione che stabilirebbe un calendario comune dell’Ue per un lancio commerciale coordinato del 5G nel 2020. Tuttavia, i programmi di sviluppo degli Stati membri hanno subito rallentamenti anche a causa delle tensioni geopolitiche tra Usa e Cina che hanno determinato effetti anche sull’operatività della aziende cinesi come Huawei.  Detto questo, la possibilità di rilancio da parte dell’Europa consisterebbe nella creazione di corridoi 5G per la mobilità connessa e automatizzata.

La società di consulenza Accenture ha pubblicato uno studio relativo all’impatto che avrà il 5G sulle aziende. Per stilarlo, sono stati intervistati 2.623 manager aziendali e tecnologici che rappresentano 12 settori dell’industria in 10 paesi: Stati Uniti, Regno Unito, Spagna, Germania, Francia, Italia, Giappone, Singapore, Emirati Arabi e Australia. La maggioranza dei manager intervistati è convinta che la nuova tecnologia avrà un impatto importante per il proprio business.

Allo stesso tempo però, nonostante i risultati positivi, non mancano alcuni dubbi espressi sulla tecnologia 5G. I principali sono relativi alla sicurezza di questa rete: il 62% degli intervistati, infatti, teme che implementarla renderà le aziende più vulnerabili agli attacchi informatici. Secondo le aziende in generale, invece, il maggiore rischio sarà rappresentato dai dispositivi degli utenti e dai loro comportamenti personali.

Altri dubbi, inoltre, arrivano dai cosiddetti costi di implementazione e gestione, che sicuramente non saranno bassi. L’80% degli intervistati, difatti, dichiara che il 5G aumenterà il costo dell’infrastruttura e delle app aziendali, con un 31% che ritiene saranno inizialmente troppo elevati.

Un altro importante fattore rilevato dallo studio mostra che le aziende cominciano a rendersi conto che per sbloccare il potenziale del 5G avranno bisogno di un supporto esterno. Quasi tre quarti degli intervistati (il 72%), infatti, ha affermato per esempio che avrà bisogno di aiuto per le possibilità delle soluzioni connesse in ambito 5G, mentre nell’ultimo anno la percentuale di aziende che prevede di sviluppare le applicazioni 5G in-house è diminuita dal 23% all’attuale 14%.

Nonostante questi elementi contraddittori e la grande sfida per aziende e privati, il 5G ha un grande potenziale e cresce anche la consapevolezza dei suoi molteplici vantaggi: l’85% degli intervistati ha dichiarato infatti che prevede l’utilizzo del 5G per supportare sul campo i dipendenti in mobilità entro quattro anni, contro il 68% dell’anno scorso.