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Acquisti e gestione del denaro: quanto ci influenzano i social media?

Ormai lo sappiamo: i social media sono una specie di driver decisionale. Influenzando prima di tutto le decisioni d’acquisto, infatti, hanno un grande potere più o meno in tutti i settori, come quello commerciale e quello del food.

Ma siamo davvero sicuri che i social media influenzino solo le nostre decisioni d’acquisto? Secondo uno studio di Shwab, società di intermediazione bancaria con sede a San Francisco, essi hanno iniziato ad influenzare anche il nostro modo di spendere e risparmiare i soldi. La gestione del denaro, se prima sembrava fosse rimasta a discrezione personale di una persona, ora sembra essere diventata un’altra variabile su cui i social media vanno ad inserirsi.

Secondo la ricerca, circa la metà delle persone fra i 23 e i 38 anni sostiene che i social media influenzano il loro modo di spendere il denaro. Secondo un altro studio di Allianz Life, invece, circa la metà dei millennial è condizionato dai social media quando fa acquisti d’impulso.

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Nonostante si tratti di statistiche provenienti prettamente dal mercato statunitense, questi dati rappresentano in modo abbastanza fedele ciò che sta succedendo riguardo alle scelte economiche e l’utilizzo dei social media.

Esistono diversi modi attraverso i quali i social influiscono nella nostra gestione del denaro. Adv, shopping diretti, influencer marketing: tutti strumenti che, prima di rendere le piattaforme digitali “consiglieri del tesoro”, ci spingono ad acquistare un determinato prodotto pensando che fosse quello che avevamo sempre desiderato.

Il secondo step è, appunto, quello della gestione dei soldi. Gli individui presi in considerazione durante questa ricerca hanno anche ammesso di identificare i social media come “cattive influenze” per quanto riguarda il loro portafogli, a differenza di famiglia e amici, considerati come positivi.

In particolare, sempre sul mercato americano, gli utenti tendono a fare molta più attenzione riguardo a quanto i propri cari o amici spendono, oltre a per cosa vengono destinati quei soldi: vacanze, sfizi, vestiti, cene fuori, tutti elementi poi ripostati sui social media.

Questo rapporto, presentato nello studio di Shwab, spiega come sia ormai facilissimo credere “nell’acquisto come risultato positivo sui social media”. In poche parole, una parte di utenti – che la ricerca identifica nei target della generazione Z e dei millennials – vive con pressione l’immagine dei propri amici che sfoggiano acquisti e vacanze sui social media, ponendosi l’obiettivo di dover fare lo stesso per non rimanere esclusi.

Come ha confermato anche Terri Kallsen, Executive Vice President e capo della Schwab Investor Services, l’abitudine a sentirsi fuori da un gruppo e fare un confronto con il prossimo come punto di riferimento per la classe sociale o l’accumulo di beni materiali (nel mondo anglosassone il fenomeno si chiama “Keep up with the Joneses”) fa parte della nostra cultura da secoli, ma sembra che i social abbiano aiutato a renderlo ancora più forte.

Allo stesso tempo, però, questo fenomeno può diventare anche un problema concreto nel caso sfoci in problemi di natura economica.

“Spending is not the enemy, but when we allow social pressure or other forces to lure us into spending beyond our means, it can impact long-term financial stability and become a larger problem.”

Terri Kalsen