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Bohemian Rhapsody: il nostro pensiero

Bohemian Rhapsody: il nostro pensiero

Il 29 novembre uscirà nelle sale italiane “Bohemian Rhapsody”, il film biografico sul frontman dei Queen Freddie Mercury interpretato dal talentuoso Rami Malek. Mentre il pubblico italiano è in attesa, quello d’oltreoceano ha già potuto vedere la pellicola e giudicare il film.

La pellicola segue i primi quindici anni del celebre gruppo rock dei Queen, dalla nascita della formazione nel 1970 fino al concerto Live Aid del 1985. Nel 2010 Brian May annunciò che era in progetto un film sui Queen e su Freddie Mercury, la cui sceneggiatura era stata affidata a Peter Morgan e nei panni di Freddie Mercury ci sarebbe stato Sacha Baron Cohen. 

Nel luglio 2013, però,  Sacha Baron Cohen affermò di aver rinunciato alla parte a causa di divergenze artistiche tra lui e i membri della band. Successivamente, May dichiarò che la separazione era stata consensuale, per il motivo che la presenza di Cohen avrebbe distratto gli spettatori dal vero messaggio del film.

Nel 2017, tuttavia, un licenziamento shock mise un punto interrogativo sull’effettiva realizzazione del film. Il regista Bryan Singer, infatti, venne licenziato durante la produzione del film. Il regista famoso per aver diretto quattro film degli X-Men e Superman Returns, fu infatti allontanato nel corso delle fasi avanzate della produzione e sostituito da Dexter Fletcher (che uscirà a sua volta nel 2019 con Rocketman, il biopic su Elton John)

Tutti questi elementi hanno portato ad un film potente nell’interpretazione del singolo (Freddie) ma carente dal punto di vista della struttura generale. Punto di vista condiviso in numerose recensioni d’oltreoceano, come quella di Jim Vejvoda della redazione statunitente di IGN, che spiega come il film “sia scontato e convenzionale buttando in campo ogni topos dei film biografici sulle rock star”.

E ancora: “Dietro le quinte, il suo mix singolare di vulnerabilità e autostima mantengono viva l’attenzione dello spettatore […] anche quando il copione attraversa il cliché della caduta e redenzione della rock star. Aspettatevi che Malek venga menzionato più volte durante la prossima stagione di premi cinematografici, grazie a questa performance”.

 

Una dichiarazione d’amore verso Malek, certo, ma non si può dire lo stesso per l’intera produzione.

Il film ci farà sicuramente ascoltare le grandi hit dei Queen, che culmineranno (no spoiler) con una scrupolosa riproduzione del Live Aid, secondo molti la più grande performance rock nella storia della musica. Un film che mostrerà moltissimi difetti, i quali verranno però quasi completamente oscurati dal lavoro di un attore che sta facendo dell’eclettismo uno dei suoi punti di forza.

D’altra parte i biopic musicali hanno sempre avuto un rapporto particolarmente altalenante con la critica globale, creando dietro di sè un terreno di tradizioni conflittuali. Ray (la storia di Ray Charles interpretato da Jamie Foxx), Io Non Sono Qui (Bob Dylan), Quando L’Amore Brucia L’Anima (Johnny Cash) o La Vie En Rose (Edith Piaf) hanno fatto parlare di sè perchè apprezzati da critica e pubblico, ma altre produzioni hanno lasciato poco il segno.

Il motivo? Forse una poca attenzione nella costruzione della dimensione psicologica del protagonista, o forse lavori poco all’altezza delle figure iconiche raccontate.

Figure iconiche che hanno lasciato un segno non solo nella musica, ma anche nella massiva cultura pop. Lavori che non sono stati all’altezza perchè poco capaci di rappresentare attraverso i nuovi messaggi cinematografici un mondo musicale che (forse) non esiste più o che non ha più niente da dire.

Ora la palla passa a Bohemian Rhapsody. Sarà in grado di spostare gli equilibri e invertire la tendenza insieme al suo protagonista?