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Netflix e il potere dei contenuti originali

Netflix e il potere dei contenuti originali

L’era dei media services è giunta ad un punto focale. Un punto in cui la qualità dei contenuti è stata messa al centro delle riunioni mattutine, a discapito degli obiettivi commerciali da raggiungere a fine mese. O, forse, a discapito del pensiero fisso dedicato a tali obiettivi. Perché l’importante, ora, sembra non essere più il numero da raggiungere ma come raggiungerlo. Il che sembra un dato banale, ma forse è molto più significativo di quanto crediamo.

Ma arriviamo al punto: quanto è importante la pianificazione dei contenuti durante una strategia commerciale? Se l’azienda in questione vendesse per esempio scarpe o bigiotteria, la ricerca di contenuti si limiterebbe all’aspetto digital. Se stiamo parlando invece del servizio di video streaming più famoso del mondo, la ricerca di contenuti si trasforma in vero e proprio customer journey. La sezione programming di Netflix è una continua elaborazione di opinioni, contatto diretto e indiretto con il cliente, con lo scopo di rendere il servizio più apprezzato possibile. Un sistema di scambio tra spettatore e venditore, con quest’ultimo che (in poche parole) mostra ciò che il primo vuole vedere. Meccanismo solito dei network televisivi, certo, che però in una logica prettamente commerciale diventa il punto di riferimento per chi propone servizi multimediali.

Durante il trimestre, Netflix ha registrato un aumento del 4,8 percento del reddito netto, a $ 402,8 milioni, ovvero 89 centesimi per azione. Il fatturato è cresciuto del 2,4%, a $ 4 miliardi. Wall Street ha previsto utili per azione di 68 centesimi su vendite di $ 4 miliardi.

“Un afflusso di nuovi contenuti internazionali hanno aiutato Netflix a sconfiggere le aspettative di crescita del secondo trimestre di guadagni. Lo streaming service ha annunciato martedì che la sua base di abbonati è cresciuta di quasi 7 milioni nel trimestre, guidata dall’aggiunta di 5,9 milioni di nuovi utenti all’estero. Netflix, che prevede di aggiungere altri 9,4 milioni di abbonati entro la fine del 2018, ha dichiarato che il suo conteggio dei clienti è di 137,1 milioni. Entro la fine dell’anno, Netflix prevede di espandere tale base a 146,5 milioni”.
Alexandra Steigrad, New York Post 

Ma qual è il punto di contatto tra la mission commerciale e la scelta dei contenuti?

L’ago della bilancia sembra proprio essere questo: la costruzione pianificata di una strategia di customer journey che riesca a coinvolgere nuovi utenti attraverso innanzitutto il dialogo, ma soprattutto un palinsesto dinamico con format variabili. Meccanismo che, da ormai qualche anno, sta caratterizzando i tavoli di lavoro anche di colossi come Sky e Bbc. Non a caso, la strategia di Netflix parte proprio da questo concetto: in funzione di un binge watching sempre più ampio e diffuso, avviene una scelta accurata dei contenuti. La combo perfetta per alzare il numero degli abbonati.

Nuovi clienti sono stati attirati dalle stagioni di ritorno di Orange is the New Black (terminata recentemente) e Marvel’s Luke Cage, oltre a nuovi show come Ozark e Maniac, la miniserie interpretata da Emma Stone e Jonah Hill.

Nonostante ciò, il CEO Reed Hastings ha annunciato agli investitori che la sua azienda si trova in una vera e propria global competition. L’anno prossimo, infatti, la Disney (che ha acquistato le attività cinematografiche e televisive di Twenty-First Century Fox) è pronta a lanciare il suo servizio di streaming, così come WarnerMedia, l’amalgama di AT & T e Time Warner. Nel frattempo, Amazon e Apple continuano ad aumentare il numero dei contenuti originali. Un futuro di monopoli creativi è possibile.

“Siamo in competizione per il tempo di intrattenimento con network Tv, YouTube e videogames, navigazione Web, social media, DVD, pay-per-view e altro ancora”, ha affermato Hastings. “In questa competizione per accaparrarsi la vita davanti allo schermo abbiamo vinto abbastanza per continuare a crescere”.